Amused To Death – Album

L’album Amused To Death del 1992 è un lungo e denso concept dove Roger Waters torna a ruggire con rabbia e sarcasmo, affrontando come di consueto la sua ossessione, la guerra, le tematiche politiche e sociali riuscendo a dare continuità ed omogeneità alle sue ispirazioni.
Tutto è nato da quel dolore e da quella furia che da sempre permea i brani di Waters dove emblemi e bandiere delineano una narrativa complessa e tutto rende ancora più concreto il percorso autonomo, frutto di una pratica coerente e solitaria, relativo al dramma, alla tensione ed al tormento lancinante che l’autore ha sempre incapsulato nella sua anima.
Roger ci mette in guardia circa la spettacolarizzazione e la polarizzazione indotta dei media, tema centrale dell’album, che è parte del problema e la loro potenza non domina solo la realtà ma soprattutto chi è costretto a manovrarli, con una pletora di imbonitori dello schermo capaci di far passare qualsiasi messaggio come un toccasana per il nostro bene.
Infatti il bassista descrive una società ossessionata dall’intrattenimento tale da ridursi a spettatrice inerme, e le musiche richiamano frequentemente ritmi tribali, accompagnati da grida animalesche presumibilmente di scimmie aggressive, che segnano inequivocabilmente una evidente regressione dell’individuo, raccolto intorno al monitor/schermo con ormai uno sguardo vacuo irrimediabilmente assente, naturale evoluzione, dopo quasi vent’anni, della celebre frase “There’s someone in my head but it’s not me” posta all’interno del capolavoro prismatico del ’73.
È il suono cupo ciò che salta subito in evidenza dall’ascolto dell’LP caratterizzato da una trama densa e stratificata che, come in altri lavori a marchio Waters, ha tutto il sapore di un film non ancora girato, anche se le scene scorrono vivide nella nostra mente, grazie alla scrittura visiva dei testi.
La musica, dal sapore rock, è nuovamente utilizzata per essere asservita completamente alle liriche e, nel vedere la lunga lista dei musicisti partecipanti all’album, abbiamo la controprova che ancora una volta per Roger non conta la band, il gruppo, ma esclusivamente il servizio che gli strumentisti possono offrire al suo progetto.
Spicca la chitarra di Jeff Beck, spesso invadente, ed i cori struggenti quanto mai azzeccati a costruire stanze di un buio avvolgente come tutto l’artwork dell’LP.

Le canzoni, condite da un ambient favoloso, attingono a piene mani dall’attualità e dalla teoria recente e si può restare travolti dal senso di vertigine che l’album ci dà, ma la ragione del disorientamento non è la simulazione della discesa in picchiata verso la più bieca cattiveria umana, ma la presa di coscienza dell’iniquo sfruttamento del più debole, dalla dissoluzione della famiglia coinvolta dalla guerra, dal sempre più sottile confine tra realtà e finzione in tv, dalla dissacrazione dei luoghi in nome del dio denaro (si ascolti It’s A Miracle) oltre che dall’insensibile e tecnologica passività di fronte a immagini di morte, naturale risultato della spettacolarizzazione del dolore.
L’album spinge a confrontarsi con le ragioni della realtà cercando di spiazzare il potere, rifiutando le definizioni predeterminate e respingendo con forza il terrificante ritratto di consumismo e vacuità.

Le amare considerazioni disseminate lungo gran parte dei brani sono destinate ai media che si impadroniscono con così tanta veemenza e arroganza di fatti drammatici di cronaca sino a eroderne la medesima esistenza, come egregiamente espresso nei brani Watching TV e Amused To Death.
Tale approccio, di una voracità senza uguali, apre la strada a quella che potremmo definire post-verità e alle fake news, dannatamente attuali e quantomeno destabilizzanti gli equilibri precari dell’uomo comune, con un quasi inesistente pensiero critico circa ciò che lo circonda.
Il dramma della realtà è destinato ad essere fagocitato dal sensazionalismo e dalla pietà tracimante dallo schermo che sostituisce l’originalità, con il desiderio bulimico di appropriazione e manipolazione del vero, piegato agli appetiti dell’uomo catodico.
Capita così che Waters sondi lo stato d’animo di un’umanità sempre in bilico e restituisce una visione provocatoria della società fatta di scimmie antropomorfe, mentre è alla ricerca di un ascoltatore attivo ed attento, non solo di un mero fruitore della sua musica.
Infatti la musica diventa, ed è, solo il mezzo con cui veicolare il pensiero ed il messaggio dell’ex Pink Floyd.
Profeticamente, pensando che l’album é stato pubblicato nel ’92, il senso di profonda alienazione indotta nel telespettatore, e più in generale dell’uso massiccio del mezzo comunicativo, non ha fatto altro che acuirsi nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri con la società piegata sullo smartphone, dispensatore di vacui e impalpabili rapporti umani.
L’album si trova anche ad affrontare problematiche politiche complesse come la democrazia non realizzata o processi alla verità come frutto veicolato dal potere anestetizzante dei media; poi c’è la guerra venduta da un lato agli spettatori come un’ineluttabile evenienza perpetrata dai buoni per castigare i cattivi e dall’altro venduta ai partecipanti come un onorevole e dovuto servizio al proprio Paese.
E come accogliere il soldato al ritorno in patria? Offrirgli un sigaro, onorificenze, lodi sulla TV locale per aver eliminato il nemico, per aver ucciso degli uomini non per il proprio volere ma per quello degli altri (Late Home Tonight, Part II).

Da notare come spesso, in questo concept, si senta il rumore di un telecomando che cambia canale, ad evidenziare come le tragicità di fatti di importanza mondiale siano solo semplici momenti di intrattenimento, svuotati della loro essenza e di qualsiasi implicazione sociale.
Il lavoro di Roger chiude, con testi da brivido, con il brano omonimo Amused To Death a descivere quali sarebbero le azioni e le naturali conclusioni di una possibile spedizione di alieni discesi sulla Terra ad osservarci da vicino:

They repeated every test

They checked out all the data on their lists

Admitted they were still perplexed

But on eliminating every other reason for our sad demise

They logged the only explanation left

This species has amused itself to death


Ancora una volta Roger, nel seguire le sue coordinate fondamentali fatte di testi e liriche stese in sequenze orizzontali e frutto di esplorazioni intelligenti, ha la bravura di diffondere per osmosi le sue ossessioni e, malgrado tematiche tutt’altro che leggere, riteniamo che l’album costituisca uno dei suoi lavori solisti più rappresentativi.