Comfortably Numb

Brano costituente un tassello fondamentale dell’album The Wall, possiamo definire il pezzo come un’icona rappresentativa della band, un biglietto da visita.

Ci si immerge inizialmente in un languido motivo rilassato, quasi arrendevole, incurante di tutto e di tutti, con una eco tra testi e suoni che ci immerge nel mood del brano.

La musica dilatata procede quasi sonnecchiando e ci trasporta verso lidi piacevoli, quasi a volerci condurre in un sogno ad occhi aperti, mesmerizzati a dovere.

Il cantato è affidato nella prima parte a Roger con uno dei migliori incastri voce/musica,  mentre, al successivo cambio di tonalità, la voce passa a David per una delle sue performance più conosciute, con una delicatezza da far venire la pelle d’oca.

La musica ci conduce verso il primo momento topico del brano, uno degli assoli di chitarra elettrica più iconici della band.

Ed eccolo che arriva, tagliente e cristallino, carico di espressione, e ti proietta verso gli strati alti dell’atmosfera, rendendoti partecipe di tutta la creatività e la passione che c’è dietro a tanta meraviglia.

Dopo questo intermezzo, già di per sé indimenticabile, riprende languidamente il cantato, a sottolineare lo stato d’animo ‘comfortably numb’ di quando, sopraffatti dalla vita, niente più importa e le nostre azioni/reazioni si annullano, consapevoli dell’assenza di risultati conseguenti a qualsiasi nostro sforzo.

Il testo è una dura critica e presa di posizione contro la società moderna, e la costruzione della stessa per come concepita, che ci costringe, sebbene spossati, a continuare a svolgere quei compiti imposti, drogati, come siamo, da stimoli artificiali e vacui.

In questo, le liriche del brano, eloquentemente, ci dicono:

Just a little pinprick

[…]

That’ll keep you going through the show

Come on it’s time to go


Il testo affronta anche l’incomunicabilità che viene ad instaurarsi quando il recepimento di qualsiasi, seppur semplice, frase che ci viene detta diventa arduo compito:

Your lips move but I can’t hear what you’re saying…


Il secondo assolo di chitarra entra in maniera decisa, distorta a dovere, mettendo subito in chiaro cosa ci aspetta.

Inizia così un turbinio di chitarra, basso, tastiera e batteria da lasciarci senza fiato.

Come in un caleidoscopio possiamo osservare decine di colori musicali ed il tutt’uno creatosi lascia senza fiato.

Ad ogni ascolto cerchiamo di cogliere la più piccola sfumatura musicale o umorale e ci riconosciamo in ogni piccola variazione musicale che i quattro componenti della band esprimono, in un’alchimia perfetta, con precise sonorità atte a descrivere il momento.

La linea melodica ci manda in una piacevole apnea, mentre la serie di sentimenti, concatenati l’un l’altro, sono espressi magistralmente in chiave musicale, lasciandoci quasi interdetti da così tanta meraviglia.

Diventiamo così consapevoli che la semplicità è il miglior modo per esprimerci, ed è per questo motivo che il risultato di tanta bellezza musicale ci travolge, e noi ci arrendiamo alla stessa piacevolmente, esattamente come nelle intenzioni del brano.

Ci si ritrova così, anche dopo l’ennesimo ascolto, con un nodo alla gola, a piangere e riconoscendoci così in ogni nota, in ogni bend e slide di David, consapevoli che la prossima nota non poteva essere che quella lì, perché quella è la nota giusta al posto giusto, e tu approvi annuendo e seguendo il ritmo con la testa.

Inconsapevolmente, mimiamo la batteria di Nick estraniandoci da tutto ciò che fino a quel momento sembrava importante, e nel venire trasportati in uno stato di estasi, diventiamo anche noi “comfortably numb”.