One of These Days

Brano di apertura dell’album Meddle, il titolo sa di avvertimento ed i Pink Floyd lo rivolgono a noi tutti.

Ma prima di proferire qualsiasi parola, la band stupisce l’ascoltatore con un vento teso pinkfloydiano seguito da un’intro di basso, da lasciarci sospesi in una ampolla di liquido amniotico riportante in etichetta l’anno ‘1971’.

Veniamo così scaraventati, senza accorgercene, in un’atmosfera liquida, con linee di basso vertiginose, suonate da Roger e David, ed opportunamente trattate con l’italianissimo “Binson Echorec”, in una crescente atmosfera di attesa.

Nel mentre, i cimbali, suonati da Nick, sono riprodotti all’incontrario, capovolgendo l’effetto del riverbero, amplificando l’atmosfera di attesa. Minacciosi appaiono anche i contrappunti di Rick all’organo, semplici accordi smorzati ma taglienti e penetranti.

Ipnotizzati ormai a dovere, e coscienti di come la mente sia ormai fluttuante, ecco che David entra prepotentemente in scena con un accordo sublime di console steel guitar, accompagnato da Nick, che alle percussioni sembra abbia la seria intenzione di maltrattare la batteria.

Il contributo di David si ferma poco dopo per cedere di nuovo il passo al basso, che vuole ancora dire la sua con un giro che ha dell’incredibile. L’immersione nelle profondità abissali dell’inconscio si sta completando.

L’incedere del basso diventa sempre più minaccioso e percepiamo che qualcosa stia per arrivare, che i Pink Floyd non stavano scherzando, e quindi ci dobbiamo aspettare un’indicazione, un avvertimento o forse un consiglio.

Ed eccolo che arriva, preceduto da suoni metallici, invertiti e filtrati, rintocchi decisi di batteria, accenni di synth, come colori emergenti da un mondo sconosciuto e che si manifestano a noi avvertendoci della potenza creativa che la band è in grado di sviluppare, una potenza di fuoco non prevista e che ci lascia attoniti.

Si tratta di una minaccia, mascherata da avvertimento quello che Nick, in un parlato, estremamente filtrato, ci dice:


One of these days I’m going to cut you into little pieces

a cui, successivamente, come in un orgasmo trattenuto, segue tutta la creatività di ciascun componente della band in un amalgama di suoni dove basso, batteria e piano accompagnano David che, con il suo strumento fretless, dona infinite sfumature al suono distorto della steel guitar, mentre il vento pinkfloydiano torna a soffiare insistentemente su di noi.