Mother

Appartenente all’album The Wall, manifesto dell’incomunicabilità, il brano è una canzone stupenda cantata a due voci da Roger e David.

Contrariamente a quello che il titolo del brano può far credere, la canzone è un attacco pieno di odio nei confronti dei genitori soffocanti, mascherati da cantatori incalliti di ninne nanna.

Roger interpreta un bambino, incarnazione di innocenza e purezza, che pone domande semplici ma efficaci a sua madre, che vanno dai grandi temi come la guerra:

Mother do you think they’ll drop the bomb?

a temi più consoni alla sua età:

Mother do you think they’ll like this song?

La ferocia con cui Roger, creatore dei testi, si scaglia contro questo tipo di genitori, sta ad additare l’effettiva incapacità genitoriale di alcune persone, nel vano tentativo di proteggere il figlio da tutto e da tutti, impedendo in tal modo una crescita spontanea e naturale.

Risulta così inevitabile la costruzione di un muro attorno al proprio figlio, capace nell’immediato di proteggerlo ma, pericolosamente, di impedirne la crescita ed una personale visione e presa di coscienza del mondo che lo circonda.

Il risultato finale è l’essere legato alla madre, indissolubilmente, dipendendo in tutto e per tutto da lei, costantemente sotto le sue ali protettive le quali, però, non consentono una crescita sana dell’individuo.

Al figlio viene precluso di spiccare il volo, esasperando l’incomunicabilità con il mondo circostante, che si acuisce sempre più con il passare del tempo e che assume forme vicine alla psicopatia al raggiungimento della maggiore età.

David, invece, interpreta la parte della mamma, sempre pronta a dare ottimi consigli con il suo fare iperprotettivo, addirittura verificando, per conto del figlio, l’idoneità delle fidanzatine, e che, senza volerlo, procura i mattoni alla costruzione del muro, simbolo dell’isolamento.

Il risultato darà i suoi deflagranti risultati in particolar modo nell’età adulta, quando le difficoltà della vita sembreranno insormontabili e, mentalmente, il bambino ormai cresciuto cercherà una sponda nell’aiuto della mamma, che ormai è passata a miglior vita.

Senza più quel costante supporto psicologico venuto a mancare, e senza più un riferimento, l’unica soluzione è rannicchiarsi in posizione fetale, quasi a voler riportare indietro le lancette dell’orologio.

Dal punto di vista musicale il brano, senz’altro un highlight dell’album, è suddiviso in due parti musicalmente identiche con una linea melodica in cui la chitarra acustica fa da padrone, ed è inframmezzato da un assolo di David estremamente evocativo ed espressivo, ormai un classico a cui siamo piacevolmente abituati.

Il ritmo è spezzato in sezioni dal tempo disomogeneo (5/4, 4/4, 6/4) nelle strofe, per poi cambiare in 6/8 nel ritornello cantato e 4/4 nell’assolo, quasi a voler simboleggiare come – all’epoca di The Wall – è ormai la musica a doversi adattare (contorcendosi e avvitandosi in percorsi talvolta insidiosi per un ascoltatore medio) al messaggio lirico. Da centro dell’esperienza onirico/psichedelica dei primi anni a puro supporto per veicolare le ossessioni di Roger, le linee armoniche e melodiche si sono ormai trasformate profondamente e in questo brano, sebbene super-classiche, sono perfettamente adatte all’atmosfera e al concetto di fondo.